Cosimo Accoto ha maturato la sua professionalità nell’ambito dell’audience measurement industry in contesti e con società leader a livello internazionale.
È autore di "Misurare le audience in internet", è coautore con Andreina Mandelli di "Marca e metriche nei social media" e coautore di Social Mobile Marketing, sempre insieme a Andreina Mandelli. È keynote speaker nelle principali conferenze su digital measurement, analytics e intelligence (IAB Seminar, WAS Web Analytics Strategies) e in eventi organizzati da diverse business school (SDA Bocconi, USI Università della Svizzera Italiana).
Ad un professionista dell'audience analysis nel settore social e mobile, come Cosimo Accoto, attento alle evoluzioni del pensiero digitale contemporaneo, abbiamo chiesto un'analisi degli scenari che il Mobile sta definendo.
Sono emersi concetti importanti come spazio trasdotto, località in rete e co-prossimità. Temi da tenere a mente se si vuole comprendere i nuovi orizzonti del marketplace definiti dalla social mobile communication.
C’è nuovo “spazio” per internet
Se ne è discusso recentemente a Where 2.0 The Business of Location, la conferenza annuale di O’Reilly dedicata ai servizi e alle applicazioni location-based (San Francisco, 2-4 Aprile). L’interesse dei mercati e della business community per le tecnologie della comunicazione mobile, della georeferenziazione e del context-aware computing è in crescita esponenziale.
A tal punto che, oggi, il concetto di mobilità sta progressivamente sostituendo la metafora della virtualità come tema dominante dei discorsi sulla rete. In questa prospettiva, brand, marketer e advertiser stanno sperimentando ed esplorando opportunità e modelli di business nuovi connessi a spazio e mobilità.
Ma, forse, manca ancora la piena consapevolezza strategica della natura e dell’impatto d’innovazione delle nuove relazioni tra spazialità, tecnologie della mobilità/prossimità e digitalità. In questo contributo, il mio focus sarà, allora, proprio sui rapporti tra spazio, digitalità e new mobilities alla luce del pensiero digitale contemporaneo più avanzato.
Space Transduction
Analisti e marketer parlano sempre più di “fusione” tra offline e online. Si tratta, tuttavia di un’espressione di comodo che impedisce di comprendere, fino in fondo, la relazione che sta emergendo tra digitalità e spazialità.
Il pensiero geografico contemporaneo più avanzato (ad esempio, Kitchin e Dodge) parla, invece, di transduzione dello spazio per indicare come l’ambiente fisico e relazionale in cui siamo immersi sia prodotto, continuativamente e automaticamente, dal codice software che è incorporato in oggetti, architetture e processi.
Il software, oggi, “produce” lo spazio, lo fa muovere, lo attiva (o, viceversa lo disattiva) modificando pratiche di consumo e relazioni sociali sia quando è innestato negli ambienti sia quando è trasportato in dispositivi mobili come smartphone e tablet connessi in rete.
Sensory-inscribed Body
Se, finora, si è tentato di escludere lo spazio, la geografia, la prossimità e la corporeità dai discorsi di marketing digitale (cio' che avveniva prima e dopo dell'online era considerato separato), la digitalità incorporata, oggi, nei nostri smartphone li ha trasformati, invece, in “interfacce cognitive”, strumenti in grado proprio, invece, di percepire il contesto esterno, la posizione locale e insieme lo stato fisico dell’utente. Non si tratta, allora, solo di comunicazione mobile.
Stiamo sperimentando - come scrive Farman - un corpo esteso di sensorialità con capacità di leggere in modi nuovi il mondo in cui agiamo quotidianamente. A ben vedere, con i sistemi di georeferenziazione, le tecnologie location-aware, i sensori e i programmi di riconoscimento video e audio, è lo spazio in cui siamo situati che comincia a determinare le informazioni alle quali accediamo, sempre più, anche attraverso le reti di sensori distribuite in casa, nelle architetture e nelle città (sensor network).
Mobile Annotation
Così, mentre l’internet stazionaria (quella dei nostri pc desktop davanti ai quali siamo seduti, fissati a un luogo) ci vincola a vedere la rete come un ambiente sintetico, virtuale, distaccato dalla realtà e che necessita di una rappresentazione del mondo riprodotta sugli schermi dei pc (si dice, infatti, che “entriamo in internet”), al contrario, l’internet mobile rompe completamente questa prospettiva.
Infatti, quando usiamo uno smartphone connesso siamo immersi e attivi in spazi, luoghi e attività quotidiane in divenire e in tempo reale. Non entriamo più in internet, ma ci siamo dentro. Per fare un esempio, le mappe di cui sono dotati gli smartphone non sono più rappresentazioni “mimetiche” della realtà, ma si configurano come attività navigazionali, che ci fanno agire dentro uno spazio annotato anche grazie alla realtà aumentata in mobilità.
Net Locality
Ma l’idea più attraente che teorici e ricercatori stanno percorrendo (e che i mercati e brand stanno sperimentando) è che l’ubiquità dell’informazione in rete si stia incrociando sempre più con le nuove pratiche della portabilità dei propri social network in mobilità. Gordon e de Souza e Silva le hanno definite località di rete.
Non si tratta più solo della capacità dei nostri smartphone di rendere la nostra personalità “portabile”. Bensì, con l’uso dei social network in mobilità e delle applicazioni di location sharing, stiamo sperimentando: a) la portabilità continua dei nostri grafi sociali e delle reti di appartenenza nelle nostre attività quotidiane di comunicazione, shopping, intrattenimento; b) la co-prossimità, non più solo il semplice essere presenti in un luogo (prossimità), ma soprattutto essere informati e consapevoli della vicinanza in quel luogo di amici e contatti che hanno scelto di socializzare e condividere la loro locazione (spatial network).
Come si può facilmente intuire, siamo solo agli inizi di una rivoluzione mobile dirompente tra social network, sensor network e spatial network. Una rivoluzione distruttiva di logiche e mercati consolidati, ma sempre più obsoleti. Il nostro è un presente certamente ricco di opportunità, ma anche di rischi (in primis, la privacy). Se questo è vero, è arrivato, allora, il momento di saper analizzare e gestire, più strategicamente, il “collasso dei contesti” (di spazio, tempo e socialità) – come l’ha definito Danah Boyd, l’antropologa dei social network - che l’incrocio tra mobile media e social media sta, oggi, producendo.
Cosimo Accoto
Twitter @CosimoAccoto
Per approfondire consultate questi testi:
Kitchin R. e Dodge M. (2011) Code/Space. Software and Everyday Life
Farman J. (2011) Mobile Interface Theory. Embodied Space and Locative Media
Gordon E. e de Souza e Silva A. (2011) Net Locality. Why Location Matter in a Networked World