In Italia, si sa, Sanremo è Sanremo. E ci voleva proprio uno dei programmi più soporiferi della TV italiana per far svegliare improvvisamente una quantità notevole di profili Twitter dormienti, di utenti che non sapevano bene cosa farsene, di quei 140 caratteri. #sanremo2011 ha insegnato a molti italiani ad usare Twitter, e a dimostrare a produttori e addetti ai lavori che c'è un secondo schermo e che non può essere sottovalutato.
Perché se la televisione è il mezzo one-to-many per eccellenza, è anche uno degli argomenti di discussione preferiti dagli italiani: e se nessuno, finora, ci ha mai ascoltati mentre sbraitavamo sul divano guardando la TV, adesso abbiamo la possibilità di commentare con un numero notevole di persone i nostri programmi preferiti, come se fossimo seduti su un divano "allargato" in compagnia di un numero imprecisato di amici, tutti interessati quanto noi alla visione del programma. Una specie di bar degli anni '60 - uno dei pochi posti dove all'epoca si poteva vedere la tv - in versione digital.
Il caso Exit di La7
Un fenomeno che è stato colto immediatamente dai vari blog che si occupano di critica e gossip televisivo e che invece le reti tradizionali - Rai e Mediaset ancora faticano a capire. In questo scenario, La 7 rappresenta una bella eccezione. Oltre ad avere un profilo Twitter ufficiale (@La7it), la rete ha aperto anche dei profili specifici dei vari programmi di punta.
Il caso più interessante è rappresentato da Exit, condotto da Ilaria D'Amico, che manda in onda i tweet taggati #exitla7, facendo un notevole salto in avanti rispetto a chi, ancora, si ostina a mandare on air gli sms degli spettatori - servizio da sempre a pagamento a prezzo maggiorato rispetto agli sms tradizionali. I tweet vengono spesso commentati e - su Twitter - La7 contribuisce ad amplificare le opinioni dei telespettatori, retwittando instancabilmente i tweet che si riferiscono al programma.
Il risultato è semplice: si fidelizzano i telespettatori del programma e della rete in generale, che si ritrovano coinvolti in una dinamica assolutamente nuova. Insomma, è finita - o sta per finire - la triste epoca in cui ognuno di noi sbraitava inascoltato davanti allo schermo della tv: il secondo schermo non solo ci ascolta, ma ci risponde pure.
Twitter influenza il palinsesto?
Ma Twitter è già così influente da modificare le dinamiche del palinsesto e della programmazione? Decisamente non ancora, né in Italia né in altri Paesi dove Twitter è ancora più diffuso.
In un'intervista a The Guardian, Tom Weiss, CEO di Tv Genius - un'azienda che si occupa di tracciare i tweet e gli aggiornamenti sui social media durante la trasmissione dei programmi televisivi - sostiene che i social media sono ottimi, per chi si occupa di programmare i palinstesti perché comunque contribuiscono a mantenere la TV in una posizione di rilevanza. E di avere feedback immediati sul programma in questione. Ma, d'altra parte - continua - la "social recommendation" non funziona ancora. Solo il 10% dei telespettatori sostiene di essere influenzato dai propri amici sui social rispetto ai programmi da guardare [ricerca TV Genius, dati estate 2010].
Ma senza dubbio, la social vision dei programmi TV - specialmente quelli di approfondimento - contribuisce ad aumentare la massa critica e alimenta la formazione di opinione. E smaschera in tempo reale le bugie della TV. I politici sono avvisati.