Università italiane, mondo del lavoro: due parole che richiamano scenari non proprio idilliaci, soprattutto negli ultimi anni.
Presente e futuro si fondono spesso nello stesso triste colore, virante al grigio-temporalesco, nelle stesse paure, nelle stesse ansie.
Ma è davvero tutto così negativo?
Oggi lasciamo la parola ad una voce fuori dal coro, quella di F.C., felicemente neolaureato all'Università di Urbino ed altrettanto felicemente approdato alla realtà lavorativa.
Gironzolando qua e la nella rete mi sono trovato a leggere diverse critiche sulle università italiane, polemiche che si riferiscono ad una sempre più crescente diminuzione di iscritti ed una qualità dei corsi, definita dai criticoni come “pessima”. Non essendo per nulla d’accordo con queste parole, istintivamente mi sono trovato a curiosare sul sito dell’Ateneo, che mi ha formato durante il mio percorso di studi, e, nella sezione “blog”, mi sono imbattuto in un interessantissimo articolo pubblicato da una persona, che ho avuto il piacere di conoscere non troppo tempo fa. Mi riferisco a Stefano Pivato, rettore dell’Università degli Studi di Urbino, e il titolo del post, L’identità sprecata, ha richiamato decisamente la mia attenzione.
L’articolo ci vuole mettere di fronte alla dura verità di come la cultura italiana stia rischiando di finire in pezzi e di come, ai giorni d’oggi, l’italiano sembra più preoccupato di “avere” che di “essere”.
Colmare l’essere con l’avere sembra ormai una pratica comune, come altrettanto comune, poveri noi, è divenuto paradigmare questo principio di esistenza anche in ambito scolastico/educativo. Se aggiungiamo questa osservazione alle recenti critiche sulle università italiane, una domanda mi è sorta spontanea: se già oggi assistiamo all’abbandono che conosciamo, che ci riserverà il futuro? Capiranno mai che nella scuola sarebbe ora di aggiungere quattro ore di una materia piuttosto che toglierne due di un’altra?
Dal mio punto di vista, la “ripresa” (se mai possiamo definirla così) delle Università Italiane è possibile, senza inutili critiche e senza alzare polveroni inutili che rallentano quella che è la grande macchina dell’istruzione.
Gli strumenti formativi che vengono offerti alle future menti ed il costante livello d’innovazione che le università offrono, sono elementi già presenti nella quotidianità del mondo accademico e ai quali gli studenti si appoggiano per essere stimolati e sentirsi valorizzati. Le moderne tecniche di insegnamento, che coinvolgono da vicino gli studenti, sono un ottimo punto di partenza per vedere con maggiore ottimismo le opinioni sull’università e spazzare via tutte quelle polemiche che fanno più male che bene.
Vorrei, allora, condividere con voi la mia storia, brevemente perché non vorrei annoiare nessuno. ;)
Io sono uno dei tantissimi neolaureati all’università di Urbino, iscritto “per caso” al corso di laurea in Marketing e Comunicazione d’Azienda. Dico per caso, perché come la maggior parte degli studenti appena usciti dalle superiori, non avevo minimamente le idee chiare sul mio futuro.
Fortunatamente la scelta si è rivelata subito ottima, infatti, durante gli anni della laurea triennale ho vissuto la mia esperienza universitaria come meglio non avrei potuto desiderare. Urbino è una città fantastica, a misura di studente, nella quale è molto facile condividere esperienze di vita e di formazione, crescendo così professionalmente ed umanamente.
La Facoltà di Economia mi ha letteralmente accolto tra le sue braccia, facendo così innamorare quello che era un liceale appena arrivato in città di una materia a lui totalmente sconosciuta. Sono stati tre anni molto coinvolgenti, attraverso i quali ho conosciuto figure che si sono rivelate fondamentali per la creazione continua di stimoli e ambizioni personali; docenti come Giancarlo Ferrero, Marco Cioppi e Fabio Musso (… giusto per citarne alcuni) mi hanno costantemente seguito attraverso i miei anni di carriera universitaria. Con la loro supervisione ho integrato il lavoro e la preparazione teorica con le parti pratiche attraverso la partecipazione a seminari coinvolgenti e dinamici, a concorsi a carattere nazionale e non per ultimo all’organizzazione di eventi e convegni per la Facoltà, facendo parte del gruppo studentesco “Insieme X Economia” (ancora attivissimo e sempre in prima fila nelle iniziative a favore degli studenti).
Una volta conclusa la triennale, mi sono ritagliato del tempo per la mia crescita professionale prima dell’iscrizione al corso di laurea magistrale: ho pensato fosse il caso di fare un’esperienza all’estero per migliorare la conoscenza della lingua inglese. È stato un anno incredibile in cui ho raggiunto l’obiettivo che mi ero preposto (l’inglese è ormai un “must” in ambito professionale) e che mi ha aiutato a crescere molto come individuo.
Al mio ritorno ero già iscritto alla laurea magistrale e una volta dato qualche esame nella sessione estiva ho deciso di intraprendere un’altra avventura estera, stavolta in Finlandia, partecipando al progetto Erasmus per 5 mesi.
Durante questa esperienza mi sono reso conto di come le università italiane ci diano una preparazione di gran lunga superiore, almeno per quel che riguarda l’aspetto teorico, di quelle estere. Non mi limito esclusivamente alla Finlandia, ma parlo di Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Belgio, … ecc
La convivenza, sia in ambito casalingo che universitario, con ragazzi di tutto il mondo mi ha fatto capire che in Italia dovremo sicuramente migliorare da un punto di vista pratico, ma anche che, per conoscenze teoriche e preparazione delle materie, siamo di gran lunga avanti. Basta essere propositivi e, una volta che si hanno ottime basi teoriche, passare all’aspetto operativo diventa davvero quasi automatico.
Una volta tornato a Urbino ho continuato a seguire i corsi e ho notato come l’approccio alle lezioni fosse decisamente diverso da quello della triennale, allineandosi a quello che è lo standard europeo. I docenti avevano aggiornato il loro modus operandi affiancando alla parte teorica un continuo e costante lavoro pratico attraverso Case History, presentazioni e lavori di gruppo.
In questo periodo ho conosciuto anche Alex Giordano, uno dei fondatori di Ninjamarketing, che in quel periodo era docente per la cattedra di Comunicazione Aziendale. Lezioni attive, partecipazione continua e scambio d’idee tra docente e studenti erano all’ordine del giorno; accanto alle lezioni in stile accademico c’era sempre un po’ di spazio per una chiacchierata che permetteva di capire al meglio quegli aspetti della materia che in una lezione unidirezionale non sarebbero recepiti così chiaramente. Questo è il contesto che fa da scenario alle lezioni nel corso di specializzazione. Un corso che propone, quindi, un approccio più dinamico e coinvolgente, con docenti “open minded” che affrontano anche argomenti di frontiera, innovativi e sperimentali. È proprio così che si cercano di creare quegli stimoli che serviranno poi a sviluppare ricerche di tesi sperimentali per mettere alla prova le proprie conoscenze personali sulla materia scelta.
La tesi, infatti, è un momento fondamentale durante la propria carriera universitaria, un momento in cui senti tuo un lavoro di mesi, un lavoro che parte da zero, che crei man mano insieme al docente e che vedi prima “nascere” e poi “crescere”, un progetto che ti fa passare le notti insonni e ti tiene sveglio fino a quando non hai finito quel concetto che hai nella testa e che devi rendere più chiaro possibile per iscritto. Sembra un lavoro da pazzi, ma vi assicuro che una tesi ben fatta, sperimentale e innovativa, è una grandissima soddisfazione personale, nonché un ottimo biglietto da visita quando si va a fare un colloquio di lavoro… e vi assicuro che chiedono sempre di parlare del proprio progetto di tesi! ;)
A questo punto, secondo quello che si dice in giro, essendo l’Italia un Paese di criticoni, potreste benissimo chiedervi: si, io mi faccio un mazzo così in 5-6 anni di università, ma se poi il lavoro non c’è, tutti questi stimoli resteranno inespressi?! E allora a cosa mi è servito studiare e impegnarmi così tanto?
È proprio qui che vi voglio… ;)
Molti vi risponderebbero: “si, ma lo fai per te stesso…per una cultura personale!”
Mah.. io non sono il tipo che vi darebbe una risposta del genere.
Preferisco dirvi che il futuro non è così grigio come lo si racconta.
Una volta laureato ho subito avuto alcune offerte di lavoro nel pesarese e, senza affrettare i tempi, ho aspettato di avere qualcosa di molto interessante tra le mani. Ecco che da Gennaio mi è capitata una buona occasione ed ho iniziato a lavorare nell’ufficio marketing di una grossa azienda di mobili vicino Urbino; mi sono trovato decisamente bene e mi hanno anche dato molte prospettive di crescita. Sono rimasto lì fino a quando ho ricevuto una chiamata da Saatchi&Saatchi X (Milano) ed una da eBuzzing (Roma), chi è del settore conoscerà molto bene entrambe! ;)
Ho lasciato tutto e mi sono rituffato in un’altra avventura, stavolta a Roma, seguendo nuovi stimoli e nuove ambizioni per il mio futuro e cercando di mettere in pratica quelle conoscenze della comunicazione sui social media, insegnatemi dal Prof. Cioppi , da Alex Giordano e da tutto il gruppo di Ninjamarketing.
Ora vivo e lavoro a Roma, in un’agenzia di comunicazione internazionale giovane e dinamica, l’ambiente migliore per fare esperienza e imparare tutto quello che il mondo del lavoro ha da insegnarmi.
Tutti si lamentano dei problemi dell’università, io invece vorrei spezzare una lancia a suo favore.
Se lavoro nel settore per cui ho studiato è anche grazie anche alla struttura che mi ha messo in condizione di farlo. E’ stata proprio l’università a farmi innamorare della materia con cui oggi ho costantemente a che fare nel mio lavoro, dandomi la possibilità di crearmi una base solida, attraverso iniziative sia in sede che all’estero, su cui costruire il mio futuro.
Penso proprio di non essere l’unica mosca bianca ad aver avuto fortuna, sarebbe troppo facile nonché sminuitivo, affermare il contrario.
Il consiglio che mi sento di dare a chi si accinge ad affrontare gli anni universitari, è quello di vestire gli stessi panni che ho indossato io qualche anno fa. L’impegno accademico sarà anche duro, ma attraverso la partecipazione attiva volta a uno sviluppo comune con la facoltà, gli anni passeranno quasi senza neanche accorgervene. Una volta laureati sarà solo questione di tempo prima che l’occasione giusta bussi alla vostra porta.
Un in bocca al lupo a tutti.
F.C.
In bocca al lupo a te a nome di noi Ninja, e grazie per questa testimonianza, preziosa per chi -nonostante tutto- ci crede ancora!