In occasione del barcamp romano di Italia Camp Youmark ha intervistato il nostro Alex Giordano, componente del comitato scientifico nell’area tematica Innovology e strategic planner del Ninja LAB, il laboratorio strategico creativo che ha ideato la campagna virale "Se io fossi Ministro…".
Vi riportiamo qui i passi salienti dell'intervista di Francesca Mautone, mentre qui potete trovare l'articolo completo.
La giornalista ha chiesto ad Alex Giordano, quanto il crowdsourcing potrà svilupparsi per servire anche le cause più nobili del paese...
“C’è un attitudine generazionale che fruisce di un universo mediatico molto più complesso, che vede una funzione integrata dell’utilizzo dei media, con la possibilità di instaurare dei feedback e delle relazioni online. E non si tratta solo di opportunità tecnologiche, ma di nascita di un nuovo modo di essere cittadini, diventando veri e propri ‘media’, in grado di dire la propria, in modo attivo. Singoli personaggi che danno un contributo di senso alla collettività, tramite la creazione di blog, o lo sharing di messaggi sui social media.
Entrare in un nuovo ecosistema
In tal senso l’universo del 2.0 appare quasi obsoleto, stiamo andando verso un nuovo ecosistema, fatto sì dalle tecnologie che lo compongono (per esempio i social media), ma anche e soprattutto dalla comunità immaginata dalle persone che lo frequentano. L’aspetto critico è valoriale. Una certa attitudine all’utilizzo di questi mezzi prevede, infatti, una reimpaginazione del rapporto verticale tra potere e cittadino, al di là del mercato, verso una dinamica di relazioni orizzontali per rimettere in circolo trasparenza e meritocrazia .
Da un punto di vista evolutivo, il web 2.0 ha recuperato l’istinto di sopravvivenza del’uomo. Dietro le parole coogeneration e network society si nascondono valori come solidarietà, autenticità, relazioni, contrapposti all’individualismo che sembra invece pervadere la nostra realtà offline. Le conversazioni nei social media sono tra comunità, non tra singoli, quindi è interessante verificare il valore di legame che queste comunità danno al loro stare insieme. Il senso dell’atto spontaneo e gratuito dell’agire online è finalizzato proprio all’agire sociale, se non avessimo amici su Facebook, che senso avrebbe esserci iscritti?
Il cambiamento è nelle mani dei nativi digitali
Il cambiamento è nelle mani dei nativi digitali, dei giovanissimi che mutueranno sul piano cognitivo la loro attitudine a questi mezzi. Per questo non siamo che agli inizi. Oggi tutta l’attenzione è ancora rivolta all’aspetto socio-mediatico, nel tentativo di cercare il modo di interagire in maniera opportunistica con il nuovo, reiterando le vecchie forme mentis. La nostra idea, invece, è sempre stata di lavorare dal basso per scardinare la vecchia mentalità, per portare nuovi valori. Non bisogna più vedere i media come mezzo su cui investire, ma come nuovo ecosistema da cui imparare. E le aziende, ancora, non sono pronte a farlo, per cui il marketing può solo inquinare questo inevitabile viaggio evolutivo. Dovrebbe smettere di essere quello deciso a tavolino, aprendosi a quello che dicono le persone. Mentre passeggiano, mangiano, o sono davanti al pc. Perché il ruolo dell’immaginario sta passando dalle mani dei dipartimenti marketing a quelle dei cittadini.
Per questo il futuro del marketing non è nelle mani delle grandi multinazionali, ma delle nuove start-up. Unite in network per passare dal marketing al societing, in maniera meno predatoria. Le aziende, infatti, devono imparare a superare ii confini di ragionamenti ristretti al proprio mercato, per sentirsi soggetti sociali a tutto tondo, che operano in un contesto sociale. Ed è l’unico sistema per uscire dal fallimento e dalla crisi del presente”.