Ecco l’ultima novità proveniente dal fronte bancario, Superflash: “la carta con i superpoteri”.
Tutti voi si sorbiranno una bella dose quotidiana di quello che i manuali chiamano nobilmente direct-mktg e tutti voi, così come il sottoscritto, saranno costretti a dedicare un po’ della loro giornata alla lettura e alla cestinatura di gran parte delle cose ricevute.
Così è successo che qualche giorno addietro aprendo una mail mi sono trovato di fronte a questo annuncio: Superflash, la carta con i superpoteri! Incuriosito dalla genialità dello slogan (la genialità del suo potenziale parodistico più che per lo slogan in sé), mi sono subito connesso al sito per saperne di più.
In effetti si tratta dell’ultima trovata di una nota compagnia bancaria per lanciare un suo nuovo prodotto, una carta di credito che si comporta come un conto corrente, ma che offre il vantaggio di non incorrere nelle complicatezze burocratiche e di costo di quest’ultimo.
Al fondo dell’iniziativa, probabilmente, c’è la necessità di avvicinare il target giovanile al mondo bancario, due realtà storicamente lontane e questo spiegherebbe anche il perché della campagna di comunicazione scelta per lanciare il prodotto.
L’azienda ha deciso di creare una community, superpoteri.it, un po’ sul modello della mynutellacommunity, all’interno del sito vengono forniti sia dei test che aiutano a svelare il supereroe che c’è in ogn’uno di noi sia delle sceneggiature di fumetti da poter modificare scrivendone i dialoghi e dando il proprio volto al supereroe; inoltre è anche possibile pubblicare propri video, all’occorrenza modificati con effetti grafici, che vengono votati dagli altri membri della community.
Una classica operazione di self-exposure insomma opportunamente condita con un concorso a premi, perché la visibilità da sola in questo caso non basta, a differenza di Nutella la carta superpoteri non ha alcun impatto culturale o emotivo nel vissuto delle persone.
Ma torniamo allo slogan, “la carta con i superpoteri”. Si sa che lo spirito postmoderno è famoso per il suo particolare gusto per l’iperreale, anche se chi scrive è abituato più ad un iperrealismo delle forme e non dei contenuti, soprattutto quando i contenuti in questione rappresentano alcuni dei valori chiave della modernità. Ed infatti, a differenza dei grandi centri commerciali, delle città mirabolanti costruite sul modello dei parchi Disney o del prossimo Hotel sulla luna, quello che in questo caso viene investito dal processo di esagerazione del reale è il denaro, uno dei valori cardine insieme alla fama, il successo ed il potere, amplificati ed assunti a modello dalla modernità.
Si assiste, insomma, ad una sorta di utilizzo del contenitore postmoderno (con la valorizzazione del valore della comunità) come un nuovo involucro all’interno del quale riproporre i contenuti tradizionali della modernità, il denaro in questo caso.
Ed il fatto che sia una banca a rendersi protagonista di questa strana alchimia forse non è del tutto un caso, infatti, se consideriamo che le banche rappresentano l’istituzione economica moderna per eccellenza, gli attori che hanno eretto il denaro a principio spirituale, allora risulta più chiaro come istituzioni del genere siano meno capaci, per questioni genetiche, di liberarsi dalla primazia del valore-denaro e, appunto perché moderne, esse riescono meno di altre istituzioni ad adattarsi ai temi della postmodernità senza restare inestricabilmente legate al retaggio modernista.
In effetti, a ben vedere il caso specifico, dietro il messaggio di superficie sarebbe possibile leggere questo sillogismo: carta (di credito) = denaro; carta (di credito) = superpoteri; denaro = superpoteri.
Insomma si ha l’impressione che dietro il paravento del legame, dell’appartenenza e del fare comunità, e cioè i temi toccati dalla comunicazione, si annidi ancora una volta quel sottile ed insidioso invito a “rincorrere il sole” di marca moderna, il quale in questo caso fa leva e si legittima sia sul bisogno di interpassività di lacaniana memoria, sia sul gusto molto umano per la volontà di potenza cara a Nietzsche.
Ovviamente questa è solo una lettura, ma sarebbe interessante ascoltare altri punti di vista…