Non più di una settimana fa avevamo preso a pretesto un contest per parlare di quanto amiamo o meno la rete e soprattutto sul valore della “libertà 2.0”.
Si è aperto un bel dibattito, dove ognuno ha portato la sua visione, le sue idee, con contributi a volte davvero sorprendenti.
Onestamente non credevo che da un mio post potesse generarsi una discussione tanto seria e interessante e quindi mi piacerebbe fare un uso personalistico del mezzo (questo blog) per ringraziare tutti quelli che hanno partecipato e che hanno apprezzato, o anche no, la nostra voglia di ragionare su un tema tanto delicato soprattutto in questo periodo storico.
Detto ciò però porto alla vostra attenzione un ulteriore argomento di discussione sulla libertà di internet.
Questa opportunità mi è data dalla scoperta del sito techliberation.com.
Probabilmente molti di voi lo conosceranno già da tempo, (comunisti!) io no. Mi è stato segnalato proprio mentre si dibatteva su libertà, censura, manipolazione etc. Penso possa essere portato a corredo della tesi che vuole di internet un potente mezzo di comunicazione di cui comunque si possono servire la politica e i governi e quindi suscettibile di una attenta vigilanza da parte di chi, invece, lo vuole libero da ingerenze esterne.
The Technology Liberation Front è esattamente questo: è un blog che si propone di vigilare, “affinché la politica tenga le proprie mani lontane da internet o da tutto ciò che riguarda la tecnologia”.
Per riuscire in questo nobile ma difficile intento il blog si avvale dell’apporto di numerosi e validi analisti che si occupano di sottoporre a critica e analizzare appunto i diversi casi controversi che si prospettano giorno per giorno, in cui le mani di qualche politico o istituzione parrebbero minare la libertà sul web.
Dunque ogni post pubblicato è un caso da sottoporre ai lettori che potranno valutarne quindi l’entità e commentare secondo la propria visione.
Attraverso il dialogo e il confronto il blog si pone l’obiettivo di giungere ad una codificazione di un Cyber-Libertarismo che mira a minimizzare la portata della coercizione dello Stato per risolvere i problemi sociali ed economici e guarda invece alle soluzioni di volontariato e mutuo consenso a base di accordi tra le persone.
È questa la necessaria premessa ad una reale libertà di internet, la libertà, cioè, che dovrebbero avere gli individui siano essi intesi come cittadini, consumatori, imprese, o collettivi, di perseguire i loro gusti e interessi on-line.
Ma quali potrebbero essere le conseguenze del Cyber-Libertarismo? Cosa si prospetterebbe se gli auspici del Technology Liberation Front si realizzassero?
Le risposte ci vengono dal blog stesso che nel proporne le linee guida ci fornisce anche due diversi scenari possibili.
Secondo una visione pessimistica i governi potrebbero decidere di annullare definitivamente la libertà online e portare Internet sotto le loro mani; iniziative di regolamentazione si espanderebbero ad un ritmo mozzafiato e non tenderebbero minimamente a rallentare.
Se dovessero invece vincere i buoni si andrebbe incontro ad una "Technologies of Freedom" con strumenti e metodi per evitare una regolamentazione online con censura e controllo provenienti dall’alto; la tecnologia si evolverebbe più velocemente delle capacità del governo di regolarla.
Tutto ciò però mi porta ad una conclusione più o meno ovvia e scontata: se c’è bisogno di un blog che sorvegli sulla libertà di internet e se c’è bisogno di codificare una regolamentazione che impedisca interferenze politiche esterne alla rete allora qualche problema evidentemente c’è.
Ma è così? Che ne pensate?