Un anziano cieco è seduto sulla pensilina di una stazione in Romania. Qui l’Orient Express passa ogni giorno a tutta velocità e, ogni giorno, l’uomo lo aspetta. Un giorno sua figlia, impietosita, gli mette davanti una porta arrugginita e gli dice che questa volta il treno si è fermato per farlo salire.
Il cieco si aggrappa alla porta, la figlia dirige un ventilatore verso il padre, che si immagina in viaggio verso ovest.
Questa scena fa parte dello spettacolo teatrale romeno Occident Express, scritto da Matei Visniec, ed è stata recitata per la prima volta a Bucarest - non in teatro ma in una stazione. Un viaggio teatrale attraverso l’Europa nato un’idea del teatro nazionale di Stoccarda alla quale partecipano troupe turche, romene, serbe, croate e slovene.
Il treno-teatro viene dalla Turchia, deve attraversare sette frontiere e percorrere 3.900 chilometri. È partito da Ankara a maggio e si è già fermato a Istanbul, Bucarest, Craiova, Timisoara, Novi Sad, Zagabria, Lubiana, Nova Gorica e Friburgo. In ogni paese una troupe locale scende e recita degli spettacoli scritti appositamente per il viaggio. Di recente il treno si è fermato a Stoccarda.
Perché attraversare l’Europa con un treno pieno di attori che si comprendono a malapena? Per cercare di trovare una risposta a questa domanda ho fatto una piccola parte del viaggio sul treno, da Istanbul a Bucarest. Il teatro nazionale di Stoccarda ricorre a ogni sorta di motivo per giustificare la sua idea: incontro tra oriente e occidente, terrore e felicità della mobilità, paure e promesse generate dall’allargamento a est dell’Unione europea. E a quanto pare l’idea funziona.
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