Chi non si è mai chiesto cosa ci sia dietro il genio? Come nascono le idee? E soprattutto: è solo una leggenda quella secondo cui si crea meglio se si è sotto pressione? Forse no.
Poco meno di un mese fa c'è stato chi ha fatto di questa idea un principio lavorativo, letteralmente sotto gli occhi di tutti.
L'Account Planning Group di Londra, infatti, aveva indetto gli annuali “Creative Planning Awards”; così Paul Colman e Graeme Douglas di Wieden+Kennedy London hanno pensato di lavorarci su...appena 24 ore prima della scadenza per la consegna!
Considerate che, solitamente, per un lavoro del genere sono necessarie settimane e numerose bozze di lavoro. In ogni caso, la scelta di Paul e Graeme - dettata anche da esigenze lavorative che fino a quel momento li avevano tenuti impegnati - non sarebbe stata di per sé tanto eclatante se i due non avessero scelto di lavorare in streaming video via web.
Sul sito di Two Planners in a Room è stato, infatti, possibile spiare i due creativi e comunicare con loro via Twitter.
Sarà riuscito l'esperimento? In una intervista del giorno dopo i due protagonisti hanno fatto un po' il punto della situazione. Innanzitutto si sono resi conto che la scadenza per la presentazione dei lavori era fissata all'1 giugno, non al 29 maggio come credevano. In secondo luogo Paul e Graeme hanno capito che Internet distrae eccessivamente. Tuttavia, proprio cercando di lavorare al progetto mentre interagivano con chi scriveva loro, i ragazzi hanno potuto scoprire qualcosa di ancora più interessante: il valore della comunità e il senso di partecipazione che essa comunica alla fine ha riempito quell'esperienza ben più di quanto non avrebbe fatto la brillante scrittura dell'agognato planning.
Anche a guardare i numeri legati al mini-evento web dobbiamo notare che nel loro piccolo sono significativi: nel momento di massimo picco c'erano 128 streaming, e in ogni caso la media delle 24 ore si è mantenuta sempre tra 80 e 100, riducendosi poi a 40 verso l'una di notte per motivi comprensibili.
Il numero di followers su Twitter è salito di 93 contatti in 8 ore e molti dei messaggi provenivano non solo dal Regno Unito ma anche da Honk Kong, Australia, Brasile e perfino Dubai. Numerosi blog hanno riportato la notizia e creato buzz intorno allo streaming, mentre anche Current ha dato spazio alla vicenda, così come hanno fatto l'aggregatore Media Blips e BrandRepublic.
E per chi volesse “vederne” di più c'è anche il servizio fotografico live su Flickr.
Quanto a noi, cosa ci dice l'esperienza di Paul e Graeme?
Innanzitutto credo fermamente che aumentare la pressione massimizzi lo sforzo, a meno che non ci siano troppe distrazioni: se lo streaming voleva essere un esperimento antropologico di verifica ha raggiunto lo scopo.
Quello che però appare veramente significativo ed interessante dal punto di vista marketing è il tipo di rumore che si è creato intorno alla vicenda: per un'iniziativa del genere la scelta dei canali – streaming video e Twitter – operata dai due giovani, si arricchisce mediaticamente con siti, blog e TV che regalano loro una pubblicità gratuita. Non sappiamo se vinceranno il premio, ma ormai li conosciamo e la loro iniziativa ha fruttato una visibilità difficilmente raggiungibile in altro modo e tale da arrivare anche ad un pubblico di non esperti, semplicemente curiosi di osservare questo piccolo Grande Fratello delle strategie di planning.
Inoltre, a chi importa dell'APG? Spie di agenzie concorrenti a parte, molte delle persone connesse inviavano messaggi di incoraggiamento e suggerimenti, godendo del fatto di essere resi partecipi di un processo da sempre percepito come esclusivo e quasi “segreto”. In altre parole, lo scopo passa in secondo piano: l'importante è essere “dentro” l'evento. Per dirla con Bernard Cova ciò che veramente è rilevante non è quel che si fa ma il farlo insieme.
La Rete, ancora un volta, si conferma quale potente aggregatore e strumento al servizio di tutti; ben vengano, perciò, questo genere di iniziative e in bocca al lupo a Paul e Graeme!