Per fare chiarezza sulla nostra posizione nei confronti del decreto anti-graffiti che il Governo vuole varare per combattere la “piaga” dell’arte di strada, noi vogliamo partire con una Pao ha espresso tutto il nostro pensiero riguardo la street art e ha spiegato in una frase il nostro impegno per la valorizzazione culturale nonché sociale dell’intero fenomeno.
Quando vediamo un'opera di street art nelle nostre strade, noi non pensiamo che il muro è stato sporcato, ma che la strada è stata riempita di senso, colorata da un gesto d’arte che non può tenerci indifferente, che smuove il nostro gusto e che ci fa stare meglio, addirittura più felici. Certo, a molti può dare fastidio, ma associarla semplicemente ad un`azione illegale senza alcun senso se non quello di danneggiare la proprietà, vuol dire dare una lettura superficiale di un fenomeno complesso, seppur controverso.
Sempre nell’articolo del Corriere, un altro famoso writer, Ivan Tresoldi, parla di una donna anziana che, dopo la cancellazione di una sua poesia sul muro davanti casa, gli scrisse: “Ivan, torna, la tua poesia mi manca. Dal settimo piano quando mi affacciavo alla finestra le giornate mi sembravano più luminose".
Così capita che anche chi non è dentro a questo mondo riesca a comprendere che la street art è spesso arte allo stato puro, unico moto dell’animo possibile in uno spazio urbano soffocante e privato del senso.
Fermare la street art con sanzioni adeguate per veri criminali senza coglierne il valore nelle sue migliori espressioni è un errore di valutazione troppo grande per non protestare e far sentire il nostro disappunto.
La street art è l’avanguardia artistica dei nostri tempi, è espressione della nostra società, è manifestazione di senso nelle strade che viviamo, è l’offerta di un momento di bellezza che non possiamo rifiutare a priori.
Attaccarla a forza di decreti legge non ne ridurrà la forza, perché dietro c’è la voglia di centinaia di ragazzi di far sentire forte la loro voce.
Per chiudere, ancora Pao: “Non ho il culto della illegalità. Lavoro a viso scoperto: di giorno, di notte, perché solo gli elementi di rottura portano i veri confronti sociali. Io non ho niente da nascondere. E non mi ritengo un vandalo. Non ho mai imbratto i muri. Ho sempre scelto i paracarri, i muri di periferia, o i muri di vecchie fabbriche, oppure i luoghi grigi senz`anima. Perché l'anima cerco di trasmetterla io".
Ci auguriamo davvero che nel nostro paese nessuno metta in galera i soffi di un'anima.