Il Cosplay (termine che viene fuori dalla crasi delle parole inglesi costume e play) è una pratica, diffusa in modo esponenziale prima di tutto in Giappone, negli Stati Uniti e da poco in Europa, che consiste nell’indossare un costume che rappresenti un personaggio riconoscibile in un determinato ambito, interpretandone inoltre anche il modo di agire, di essere e di relazionarsi con le altre persone.
Poiché il fenomeno è esploso in Giappone, la maggior parte dei cospalyers si trasformano in personaggi manga e vivono in città le loro avventure. Ma con lo sbarco negli Stati Uniti, il cospaly ha adottato molti altri personaggi, come quelli dei videogiochi, dei gruppi musicali, dei giochi di ruolo, dei film e telefilm e persino della pubblicità.
Non servono feste oppure occasioni particolari, basta mettersi d’accordo con gli amici per scendere in strada vestiti e atteggianti come il proprio personaggio di riferimento.
Una definizione adottata in certi casi è quella di cross-players, da "cross-dressing" e "cosplayer": si usa talvolta per indicare coloro che abitualmente realizzano cosplay di personaggi del sesso opposto rispetto al loro. Non si tratta comunque di una vera e propria nicchia della sottocultura cosplay, ma di una definizione a volte usata in modo improprio e non accettata da tutti gli appartenenti alla sottocultura.
Una parte significativa della sottocultura cosplay sono le brevi scenette in cui i cosplayer recitano la parte del personaggio di cui indossano il costume, re-interpretando fedelmente determinati passaggi del film, fumetto o serie TV da cui il personaggio è stato tratto, o al contrario fornendone un'interpretazione personale in chiave parodica quando non demenziale.
In questo video c’è, in breve, cos’è un Cosplay Caffè giapponese:
Visto il fenomeno nella sua interezza, il cosplay non può essere considerato un semplicistico gioco di trasformazioni e travestimenti, ma è nella quotidianità del voler essere altro che tale fenomeno deve sociologicamente essere inserito e analizzato. Con il cosplay i ragazzi non vogliono “giocare a fare il personaggio”, ma cercano proprio di “essere il personaggio”, attraverso il vestito, l’acconciatura, il trucco, gi accessori, ovvero tutti elementi esteriori, ma anche per mezzo dei comportamenti, degli atteggiamenti mentali e della identificazione personale, ovvero tutti elementi interiori e caratterizzanti la personalità individuale.
Altro aspetto interessante del fenomeno è la dimensione quotidiana che il cosplay sta assumendo. Non ci si traveste, o meglio, non si diventa un altro, perché si va a una festa in maschera o per un’occasione particolare, ma si inizia a vivere la quotidianità della città totalmente dentro l’essenza di un altro essere reale o virtuale. Si va al parco per una passeggiata, si prende la metro, si inizia ad andare a scuola nei panni di un altro individuo. Non è più goliardia trasformistica. Sta diventando qualcosa di più interessante e profondo.
Per approfondire l’argomento vi rimandiamo al libro di Luca Vanzella “Cosplay Culture”.
Qui s’incontrano virtualmente i cosplayers italiani.
Infine c’è anche chi cosplayerizza i nostri simili: