Da pochi giorni si è concluso il World Economic Forum a Davos, in Svizzera, in cui si è discusso sulle potenzialità racchiuse nel Web 2.0 per i futuri scenari economici e sociali planetari.
Particolare attenzione é stata posta ai modelli di business partecipativi che trovano nel Web un terreno fertile per il loro sviluppo.
Come hanno fatto notare i partecipanti al convegno, fra cui il “capitalista filantropo” Bill Gates, in un’economia sempre più globalizzata, la crescita delle imprese dipende in gran parte dalla loro capacità di innovarsi e collaborare al proprio interno e verso l’esterno. Tessere un fitta rete di partnership, ideare progetti, sviluppare sinergie, comunicare con efficacia sono i presupposti per il benessere dell’attuale del mercato globale.
“Competere mentre si collabora” sembra lo slogan più adatto per sintetizzare in una frase la filosofia che si sta diffondendo nelle classi lavorative attuali, addestrate nell’uso delle nuove tecnologie e dei nuovi media, ma non sempre messe nella possibilità di esprimersi liberamente.
Nell’era della new economy, la comunicazione è una risorsa su cui investire per “evolvere” e raggiungere obiettivi economici e sociali, ed in questa prospettiva il Web, con le su infinite potenzialità applicative, favorisce un approccio improntato alla creatività ed alla collaborazione.
Ciò è particolarmente vero nei processi legati alla R&S (Ricerca e sviluppo), per molto tempo rimasti fossilizzati perchè integrati in strutture aziendali e istituzionali immobili e gerarchizzate, limitative per la valorizzazione del prezioso capitale di idee provenienti dal basso. Ma nell’era del Web 2.0, sembra che le acque si muovano in altra direzione, infatti il mutamento delle imprese verso il mercato e i propri dipendenti, sta variando in diversa misura e a secondo dei Paesi, per promuovere una visione più aperta, globale e democratica.
Questa prospettiva, quando esiste, permette la fioritura della meritocrazia e della libertà di espressione per quei talenti che possono applicare le proprie abilità tecniche e cognitive, troppo spesso strette dai lacci di vetusti approcci al management.
Penso che la logica dei sistemi autorganizzanti, dell’economia partecipativa e di una nuova generazione di imprenditori, manager e liberi professionisti impegnati in diversi settori del mercato – ITC, Media, Turismo, Ambiente, Beni Culturali, Sanità – può contribuire a risolvere anche quelle problematiche, di carattere sociale ed economico, che la politica non sembra più in grado di affrontare perché incapace di perseguire il compito di rappresentanza della società civile.
Altro concetto rilevante dell’economia in Rete, è infatti la responsabilità sociale delle imprese (CRM) di cui a Davos si è parlato molto. Se pensiamo alla competizione come collaborazione trasversale fra imprese e ambiente esterno (sociale e naturale), allora la cosiddetta “responsabilità sociale” rappresenta una scelta strategica di lungo periodo per la creazione di un capitalismo capace di soddisfare bisogni e desideri, sia delle persone più ricche, sia delle persone più povere, incoraggiando la meritocrazia per salvaguardare il talento delle specifiche individualità all’interno di un sistema di regole condiviso.
A ciò si deve aggiungere il rispetto di una normativa in materia ambientale, per indirizzare i processi produttivi e di consumo, verso stili eticamente ed ecologicamente sostenibili per il benessere del pianeta, come hanno sottolineato nel meeting il Premio Nobel AL Gore ed il cantante degli U2 Bono (nella foto in basso).
Ma a Davos non si è parlato solamente di economia e di Internet, tra le tematiche affrontate anche problematiche di carattere generale come la povertà nel mondo, la gestione sostenibile delle risorse naturali e la pace.
I capi della diplomazia di Usa, Francia e Gran Bretagna riuniti al Forum hanno invocato un appello ai “grandi del mondo” affinché facciano pressione sul regime birmano per il rispetto dei diritti elementari della popolazione birmana.
“Chiediamo a tutti coloro che partecipano al World Economic Forum di dimostrare che, contrariamente al regime, il mondo non è indifferente alla sofferenza del popolo birmano”, hanno affermato i rappresentanti diplomatici della Gran Bretagna David Miliband, degli USA Condoleezza Rice e della Francia Bernard Kouchner.
Ultimo, ma non meno importante, il World Social Forum, iniziativa organizzata negli stessi giorni del World Economic Forum di Davos da reti, movimenti, sindacati e ONG di tutto il mondo per dar voce, anche tramite il Web, a quella parte di società civile che non dispone dello stesso accesso ai beni e servizi dei Paesi più ricchi.