Lo scorso novembre la EIAA (European Interactive Advertising Association), network commerciale di media interattivi con presenza europea, ha reso noti i risultati della quinta edizione dello Studio Mediascope Europe.
La ricerca è stata svolta da Synovate nel settembre 2007, con somministrazione di 7008 interviste telefoniche random in 10 Paesi europei per comprendere uso, consumo e tendenze degli utenti rispetto ai media tradizionali e di ultima generazione.
Il risultato ottenuto ha evidenziato che attualmente Internet è il mezzo più popolare soprattutto tra i giovanissimi.
E' emerso, infatti, che i ragazzi tra i 16 e i 24 anni di età accedono a Internet più spesso di quanto guardino la televisione con un incremento di 61 punti rispetto alle percentuali del 2004.
Tra questi l’82% è connesso almeno 5 giorni a settimana e il 46% dichiara apertamente di guardare meno la TV perché ad essa preferisce la Rete.
Internet è dunque utilizzato sia per divertimento sia come strumento di informazione divenendo a tutti gli effetti un hub di mezzi per quegli utenti che utilizzano media come riviste, giornali, radio e televisione in formato digitale.
Tanto è vero che circa i due terzi degli intervistati utilizza meno gli altri supporti in favore di Internet: il 40% guarda meno la TV, il 22% ascolta meno la radio e il 28% legge meno frequentemente i giornali.
Parallelamente ai dati che riguardano un target giovanile, si registra anche una riduzione del cosiddetto digital divide nella popolazione più adulta: dal 2006 il numero degli over 55 che accedono alla Rete con regolarità è aumentato del 12%.
Analogamente si è censito un aumento del numero di internauti donna dell’8%.
Ma come spendono il loro tempo gli europei in Rete?
Lo studio Mediascope ha stilato una classifica delle 10 attività più diffuse (Tab. 1).
Tab. 1
I dati riportati in Tab. 1 sono supportati anche da fatto che il 65% degli utenti Internet accede almeno una volta al mese a nuovi siti per i quali si è prodotta un’apposita graduatoria (Tab. 2).
Tab. 2
Questi dati, dunque, incoraggiano investimenti futuri sul "nuovo" mezzo e vanno ad aggiungersi a quelli di altre ricerche che segnalano un’analoga profittabilità.
Solo una domanda: come giudicare, alla luce di quanto detto, i presagi funesti di chi prevede un collasso dell'infrastruttura incapace di far fronte alla domanda crescente di accolta del traffico dati nel bacino del Web?