Politica ed economia sono due (brutte) facce della stessa (sporca) medaglia.
Non solo l'una ha necessariamente bisogno dell'altra per funzionare bene, ma anche i modelli istituzionali di gestione del potere che si affermano nelle varie epoche storiche all'interno dei due ambiti sembrano essere - in momenti diversi - gli stessi, in una sorta di rapporto osmotico perpetuo.
L'equilibrio omeostatico fra attività produttive e res publica è condizione fondamentale per la creazione di una società giusta e orientata al benessere dei cittadini. Il problema è che lo sviluppo diseguale di potere dei due settori turba continuamente questo equilibrio, e spesso la società civile si scopre incapace di reagire ad uno strapotere disfunzionale dell'uno sull'altro.
L'obiettivo politico importante, quindi, è riuscire a progettare sistemi di controllo e gestione del potere che si affranchino dai paradigmi gerarchici e accentratori, ispirandosi più ad una logica di dispersione del potere vicina al principio di governance without government .
Un sistema policentrico che, possibilmente, tenga conto di tutti gli stakeholder presenti... nessuno escluso! A questi principi dovrebbe essere incentrata la gestione delle aziende, dello stato e dei complessi rapporti fra potere economico e potere politico.
Tutto questo, però, non è farina del mio sacco.
Nell'ormai lontano 1990 il filosofo inglese Stephen Toulmin, ragionando sul futuro del sistema internazionale all'indomani della caduta del Muro, nel suo Cosmopolis scriveva:
Se la metafora politica della modernità era il Leviatano, in futuro la situazione delle potenze nazionali e delle superpotenze potrà essere meglio descritta dall'immagine di Lemuel Gulliver che svegliandosi dal sonno si trova immobilizzato da un'infinità di sottilissime catene.
Un'infinità di sottilissime catene... Mai allegoria fu più potente per fotografare all'istante quei concetti di dispersione e di policentrismo del potere fortemente caldeggiati da tutti i teorici neorealisti e anti-cosmopoliti.
Nel governo del sistema internazionale - caratterizzato dall'inedita egemonia di una sola grande potenza e dalla "tirannia" del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - qualcosa si è mosso, ma poco è cambiato. E anche nel mondo delle imprese sono riscontrabili solo poche eccezioni.
Ma Roma non fu costruita in un giorno, e sono proprio queste poche eccezioni nell'universo imprenditoriale che fanno ben sperare per il futuro.
L'ultimo progetto "di ascolto" di Enel, il quale sembra essere indirizzato più verso questi principi di dispersione del potere e di maggiore coinvolgimento dei vari portatori di interessi che verso il sondaggio puramente conoscitivo (pur restando ufficialmente tale), è una di queste.
Il Sustanaibility Meter, nato dopo anni di attenta analisi delle posizioni degli stakeholder principali e frutto del lavoro di Enel e di Palomar New Media, è uno strumento che sfrutta l'orizzontalità del web mettendo direttamente in contatto azienda e utenti/portatori di interessi. Lo scopo è scoprire se il concetto di sostenibilità dei consumatori - definito entro le tre issues areas società, economia e ambiente - collimi con quello di Enel, calcolare l'eventuale distanza, e colmarla cooptando le posizioni emerse come preferite all'interno delle strategie aziendali.
Rispondendo a 24 quesiti suddivisi per area di interesse attraverso una scala di valori lineare, il Sustainability Meter è in grado di determinare la posizione di ogni utente/stakeholder all'interno di un modello tridimensionale che esprime il rapporto tra le tre sopracitate variabili fondamentali della responsabilità sociale di impresa secondo Enel.
La rappresentazione grafica rende sicuramente più intuitivo il concetto:
In parole povere, al consumatore si chiede: qual è il peso relativo che Enel dovrebbe assegnare a obiettivi economici, tutela dell'ambiente e impegno sociale nel quadro del suo piano industriale?
La collocazione nella figura - sintesi grafica della tensione e dell'equilibrio fra queste tre grandi issues nella mente di ogni singolo individuo - è quindi un mezzo semplice ed immediato per attivare una conversazione con il consumatore, desumere la sua scala di valori e il suo grado di interesse nei confronti di istanze rilevanti, e coinvolgerlo nella definizione delle strategie aziendali del più grande produttore, venditore e distributore di energia elettrica e gas d'Italia.
Scusate se è poco!
La sensazione che in questi folli anni il settore dell'energia si trovi ad un crocevia storico è molto diffusa ormai anche tra l'opinione pubblica; le questioni di sostenibilità ambientale e sociale, del libero accesso alle fonti energetiche, e del disegno dello scenario post-petrolio animano le discussioni nei movimenti sociali come sui canali mainstream, e riempiono quintali di carta stampata: in un tale contesto, il tempo delle strategie unilaterali e dell'autocrazia sembra essere agli sgoccioli.
Una nuova stagione è alle porte, sia dal punto di vista tecnologico che da quello della responsabilità delle industrie energetiche: la ricerca di strategie condivise e una crescente attenzione ai bisogni sociali è l'unica strada davvero percorribile (e desiderabile).
Enel con questo progetto sembra averla imboccata.
Certo, il percorso è ancora lungo: il Sustainability Meter ha una funzione essenzialmente conoscitiva e i risultati dell'indagine - è forse superfluo rammentarlo - non sono vincolanti per l'azienda. In ogni caso, sarebbe anche difficile stabilire se e in che misura questi risultati dovessero avere un peso nelle scelte aziendali. Ma l'l'aver invitato i consumatori a tratteggiare i "contorni" di un concetto cardine come quello della responsabilità sociale d'impresa, allargando la discussione anche alla base, è un grande passo avanti. Soprattutto in questo settore, dal cui presente e futuro dipendono le nostre vite e la salute del pianeta.
Il titolo del post, dunque, è più un auspicio che una realtà attuale.
Speriamo che il mondo dell'industria energetica rinunci ad una piccola porzione della propria sovranità a favore della società civile, sul cui avvenire ha così tanto peso, e speriamo che interpreti al meglio il nuovo ruolo sociale che le spetta .
Speriamo che Enel riesca ad incanalare anche "l'energia" dei suoi utenti.
Noi ci crediamo... E abbiamo già detto la nostra.
Ora tocca a voi.