Electronic Arts è il publisher principe della scena videoludica mondiale tant’è che non è raro trovare nelle prime posizioni delle classifiche di vendita almeno due titoli del colosso statunitense.
Grazie ad un sapiente uso del marketing strategico, della pianificazione delle uscite e della comunicazione con il proprio target riesce a coprire ogni segmento di mercato con risultati a dir poco soddisfacenti.
Ed è proprio la conoscenza dei gusti di ogni nicchia che ha permesso ad EA di creare nel tempo dei veri e propri blockbuster in grado di ripetere, anno dopo anno, performance di vendita in modo pressoché costante.
Basti pensare a serie sportive come Madden NFL, la cui uscita è stata celebrata negli Stati Uniti come un vero e proprio evento, oppure a giochi come The Sims, uno dei titoli più venduti di sempre.
Ma un prodotto di qualità per garantire il successo da solo non basta: c'è bisogno di comunicare in modo efficace con il proprio target. E non sempre un commercial in rotazione continua raggiunge lo scopo.
Soprattutto se il target è rappresentato dai 14-32 pc addicted, smaliziati e smanettoni, stanchi della televisione, tecno-dipendenti e costantemente collegati alla Rete.
In questa descrizione rientra il target di CRYSIS, colossal il cui sviluppo è costato circa 10 milioni di dollari, tanto avanzato tecnicamente da richiedere componenti non ancora presenti sul mercato per essere goduto appieno, ed il cui motore grafico ha stimolato gli appassionati in giro per la Rete a produrre terabyte di dati tra discussioni forummistiche e blog.
Ora, per questo tipo di utenti, mettere in piedi un commercial classico con 10 secondi di in-game, voce fuoricampo e confezione a chiudere il tutto, non sarebbe abbastanza. Ed in EA lo sanno bene.
Ed è così che per lanciarlo nasce SAY A PRAYER, un prodotto a metà tra advergame e sito web-teaser.
Niente mascherine e nessuna barra di navigazione. Solo un radar, una giungla da esplorare ed una storia da portare avanti. Superato lo spiazzamento iniziale ci si rende conto che le frecce direzionali della propria keyboard permettono di esplorare l'ambiente e il menu in basso mostra oggetti pulsanti blu e rossi il cui raggiungimento attiva la visione di particolari video che mostrano sezioni di gioco o rivelano ulteriori informazioni chiave circa la trama dell’avventura.
Say a Prayer è, quindi, senza dubbio un'operazione interessante e più accattivante di quanto sarrebbe stato un sito in versione classica con tanto di downloadable demo.
Apprezzabile, in modo particolare, il fatto che piuttosto che "raccontare una storia" il sito permetta di viverla nel vero senso della parola.
Probabilmente per qualcuno l'oscurità dell'ambiente, i disturbi video e la ripetitività dei rumori di fondo potrebbero compromettere l'esperienza e la voglia di proseguire l’esplorazione ma i gamers, quelli veri, di sicuro non si lasciano scoraggiare: siamo sicuri, infatti, abbiano spulciato ogni angolo della mappa alla ricerca di quell’appagamento edonistico che solo un’esperienza di gioco tanto immersiva riesce a riprodurre appieno.
Ancora una volta, l'experiential marketing insegna...
Articolo originale di Giuseppe Corvino