Uno degli sport in assoluto più diffusi tra il genere umano è giudicare il prossimo.
Analizzare per benino la vita degli altri, passarla al setaccio perfidamente, valutarla in base a criteri che erroneamente si pensano universali: tutto questo sembra dare un gusto particolare al Kata-Homo sapiens sapiens, un piacere quasi irrinunciabile.
Se non fosse così, termini come "pettegolezzo", o soggetti come Corona, non esisterebbero neanche!
Ma guai a sentirsi dall'altro lato della barricata: infatti, se giudicare ci diverte, essere giudicati ci piace decisamente meno; e il profondo senso di irritazione che si prova quando ti appiccicano addosso scomode e - dal proprio punto di vista - poco veritiere etichette è qualcosa che, prima o poi, conosciamo tutti.
La gente ti giudica senza sapere e - il più delle volte - senza prendersi la briga di informarsi. Ti giudica per il lavoro che fai, per i vestiti che indossi, per la macchina che guidi: è comodo, divertente e non costa nulla.
L'unico modo per rompere questo circolo vizioso - la cui esistenza spesso "ci frena" nei rapporti umani - è prendere l'iniziativa. Avere il coraggio di mettersi in vendita, mostrarsi per come ci si sente di essere dimenticandosi della paura di essere valutati. Solo così - e senza mai prendersi troppo sul serio - si può superare lo spauracchio del giudizio altrui.
KataHomo è questo, e forse qualcosa di più...
A voi, valorosi guerrieri, la visione dell'ultimo spot di KataHomo - regia di Alessio Fava, sceneggiatura di Luca Aimeri, partecipazione di Riccardo Leto e Vito Miccolis - con l'esortazione a curarvi sempre poco del giudizio degli altri, imparando a ridere di voi stessi e ad essere più indulgenti con il prossimo.
Amen!