Tutto è nato da una cena in compagnia, per altro molto gradevole, di tre persone. Dei quattro io ero l’unico sprovvisto di blog. E’ facile immaginare che nessuno degli argomenti toccati riguardava il mio nuovo cappello di lana ( che comunque è bellissimo ).
Le due posizioni si riassumono molto frettolosamente così:
• Loro: credono nei blog e nei commenti aperti a tutti come forma di libertà di espressione;
• Io: credo nella libertà di espressione. In particolare nella mia di dire che i blog sono una puttanata.
La dimostrazione che ho ragione io me la darete voi nei commenti a questo post.
Credo che i blog siano stati un’occasione unica e per certi versi irripetibile di creare un nuovo tipo di divulgazione e di scrittura. Potevano fare all’informazione quello che Howard Stern ha fatto alla radio.
Credo anche che non ci si sia neanche lontanamente avvicinati a qualcosa di simile. I blog sono diventati un’imitazione mal riuscita di una forma di giornalismo dilettantistico.
Clarence non è morto a colpi di suonerie. Il colpo di grazia lo hanno dato quattro buffi individui che non sapevano neanche che cazzo avevano comprato, ma il vero Clarence è finito più o meno un anno prima, quando abbiamo cominciato a presentarci all’esterno come Direttore editoriale o Caporedattore e quando in redazione hanno cominciato a girare termini come strillo o pezzullo.
E’ morto quando abbiamo cominciato a commentare seriamente il campionato, le sfilate di moda, i dischi e i concerti. Quando si cominciava un articolo partendo dalla definizione del dizionario. Quando chiunque si sentiva in diritto di scrivere un editoriale con la certezza che dopo qualche minuto sarebbe andato online.
In altre parole, quando abbiamo cominciato a scimmiottare i giornalisti.
Se prendete come esempio Studio Aperto, il Giornale o Libero forse eravamo anche meglio, ma quello non era Clarence. Ora, quando l’articolo lo scrivono Riccardo Orioles, Lia Celi, Giuseppe Genna o Gianluca, hai un valore aggiunto.
Paginatré, Quarantadue, gli Intoccabili, Tanto per abbaiare e la Banca dati della memoria erano Clarence. Quasi tutto il resto era trascurabile come i vostri blog.
E’ una questione di capacità o forse solo di pratica, ma a pochi vengono cose così.
Ricordo un commento di Orioles in questo sito in cui parlava della grande occasione che stavano perdendo i blog e del giornalismo fatto ormai da gente che non ha mai veramente imparato il mestiere.
Orioles è uno che lo chiama ancora mestiere. E’ uno dei pochi giornalisti superstiti. Conosco solo due persone che hanno ancora l’ideale del giornalismo: lui e Maurizio Pluda. E’ uno dei pochi che ha creduto nelle potenzialità dei blog. E’ uno che il blog lo ha inventato da una vita, ma lo chiamava newsletter. Orioles è uno che scrive quando ha qualcosa da dire e quando gli viene bene in forma scritta.
Se avessi trovato quel commento mi sarei risparmiato tutte queste righe. In quel post si parlava di reality e di TV e lui si incazzava ( bonariamente ) un po’. Io non credo che non se ne debba parlare, ma penso che lo si debba fare solo se alla fine ti viene fuori come il videopost ( o come cazzo lo chiamate ) di Zoro.
Uno che in risposta a questo articolo di Lia Celi risponde seriamente “non vedo l’ora che ci siano i mullah al potere”, ha tutto il diritto di potersi esprimere liberamente. Io ho il dovere morale di considerarlo un coglione. Già il fatto che consumi il mio ossigeno mi fa girare le palle, perché concedergli anche di occupare spazio nel database ?
Se conosci un deficiente non gli impedisci certo di parlare, ma almeno scegli di non frequentarlo.
Riunite cinque blogger a caso nella stessa stanza. Dopo tre minuti al massimo cominceranno a prendere per il culo i commentatori dei loro blog. Partendo dal presupposto che hanno ragione, qualcuno mi spiega perché cazzo continuano a far commentare chiunque ?
Questo è il punto dove di solito si alza qualcuno che grida alla censura.
Se ad esempio penso che un quotidiano non satirico non dovrebbe pubblicare una lettera di una moglie che chiede pubbliche scuse al marito, ma che dovrebbe rispedirla al mittente con l’indirizzo di un buon divorzista o di un gigolò, sono un censore ? Avete una vita o qualcosa che le somigli, no ? Parlate di quella.
Tempo fa capitavo in radio di tanto in tanto. Dopo un pò ha cominciato ad aggirarsi da quelle parti anche Franciskje e io ho cominciato a parlare sempre meno, finché non ho smesso del tutto. Il motivo è semplice: è più bello sentire lui.
Lo stesso vale per i blog. Non intendo dire che non bisogna fare blog personali, ma che non è necessario diventare la versione online di un opinionista televisivo. Per una citazione sul Corriere sareste tutti disposti a perdere ogni forma di verginità residua.
Questo invece è il punto in cui di solito si alza uno e dice: “Ma chi ti ha detto di leggerli?”
Se incidi qualcosa su una tavola di marmo del tuo tinello è improbabile che io la legga, se invece la pubblichi su internet significa che volevi condividerla e io sono uno che legge anche l’etichetta del borotalco.
Da possibile rivoluzione telematica il blog è diventato un fenomeno di costume che tratta quasi esclusivamente di questioni di costume.
Non ho letto quasi nulla a proposito delle porcherie di Google in Cina. Si è parlato solo della possibile censura della foto di Beppe Grillo. Hanno detto che è “meglio poca informazione che nessuna informazione” e nessuno ha fiatato. Dalle mie parti questa è la definzione di propaganda, a casa vostra evidentemente no. Ma sì, don’t be evil e chi se ne fotte finché mi danno Google Earth gratis.
Ho letto però un sacco di recensioni sull’iPhone. Tutte che riprendevano per filo e per segno la presentazione di quel genio del marketing che ha la faccia tosta di presentare come innovativo un telefonino che naviga su internet e che ha lo schermo che gira. Lui è una delle più grandi menti contemporanee, voi evidentemente no.
Scrivete tutti le stesse cose e i vostri blog stanno diventando tutti uguali. Anche graficamente.
Avete addirittura gli stessi tool: le blog reactions, le foto su Flickr e l’immaginetta dell’inutilissima licenza Creative Commons. Che dire delle tag cloud ( o Zoom Clouds ) ? Che utilità possono avere i link alle parole Italia o sport accanto a un articolo ?
Se qualcuno mi presenta una persona capace di intendere e di volere che ha cliccato anche solo una volta su uno di quei link con sincero interesse, sono disposto a ricredermi.
Adesso state facendo la corsa a mettere il codice di Snap. Come abbiamo fatto fino ad oggi a condurre un’esistenza dignitosa senza poter vedere un’anteprima della pagina che stiamo per visitare in scala 1:10000 ?
Articolo originale di Gianmarco Neri