Ieri sera ero al Falso Pepe, una bellissima enoteca nel centro storico di Massafra, cittadina situata nella zona nord-ovest dell’arco jonico tarantino.
Mentre degustavo una buonissima e sceltissima grappa di moscato, la mia vista è stata attratta da una serie di cartoline e brochure disposte sul bancone del locale: si trattava di Slow Food, l’associazione internazionale non profit nata in Italia nel 1986.
Riporto da Slow Food:
Slow Food promuove il diritto al piacere, a tavola e non solo. Nata come risposta al dilagare del fast food e alla frenesia della fast life, Slow Food studia, difende e divulga le tradizioni agricole ed enogastronomiche di ogni angolo del mondo, per consegnare il piacere di oggi alle generazioni future.
Slow Food rieduca i sensi assopiti, insegna a gustare e a degustare. Allenare il palato a riconoscere le differenze rende l’amore per il cibo un’esperienza universale. E permette a consumatori “educati” di indirizzare verso la qualità – gastronomica, ambientale e sociale – le scelte produttive.
Slow Food, attraverso progetti ( Presidi ), pubblicazioni ( Slow Food Editore ), eventi ( Terra Madre ) e manifestazioni ( Salone del Gusto, Cheese, Slow Fish ) difende la biodiversità, i diritti dei popoli alla sovranità alimentare e si batte contro l’omologazione dei sapori, l’agricoltura massiva, le manipolazioni genetiche.
È una rete di persone che si incontrano, che si scambiano conoscenze ed esperienze.
Un’associazione che ha fatto del godimento gastronomico un atto politico, perché dietro a un buon piatto ci sono scelte operate nei campi, sulle barche, nelle vigne, nelle scuole, nei governi. E ogni scelta ha un sapore diverso.
Le cartoline di Slow Food hanno senz’altro un sapore diverso, insolito: forte e delicato, dolce e amaro, paesano e universale, secco e frizzante, piccante e agrodolce, semplice e speziato, fresco e stagionato, novello e invecchiato, naturale e aromatizzato, tribale e mediterraneo.
A voi i commenti sulle cartoline e, mi raccomando, per questo Solstizio, preparate e servite solo cibi Slow, per riempire i vostri stomaci e nutrire le vostre menti di piatti e valori tipici, legati alle tradizioni della vostra terra.
Buon appetito!
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Avete mai fatto caso che, ormai, chi parla di gusto parla solo del proprio gusto, e che chi ricerca in realtà spesso trova solo se stesso ?
Bé...Slow Food mi piace perché, invece, con la sua voce lascia parlare i sapori e le tradizioni. Vi pare poco ?
Mariapaola Pesce - Esperta di editoria per l'infanzia, Genova
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Voletti alle pollastre fare invidia così mi fece gallo la Natura di nascere in Morozzo ebbi sventura: sei anni che Petrini mi presidia... Sorelle oche strozzate dall'ingozzo, l'ordine folle d'un giorno dicembrino fe' si che capponossi il mio destino, compagno del presidio di Morozzo!
Paola Eugenio - Cantante, Torino
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Mi sono associata a Slow Food dopo avere letto, a casa di un amico, la storia degli Imraguen, un'etnia di pescatori nomadi che segue i movimenti dei banchi di cefali dorati e ombrine lungo il Banc d'Arguin, sulla costa settentrionale della Mauritania, dove le dune del deserto muoiono nell'oceano.
Mi appassiona scoprire come, in ogni angolo della madre terra, l'uomo si adoperi per vivere con le risorse che il territorio gli concede.
Questa è una delle tante cose che ho amato di Terra Madre. Rilevare che anche l'uomo è una risorsa.
Adriana Corradini - Medico, Rovereto
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Mi sono iscritto a Slow Food perché non voglio fare come il mio amico Max, che se ne è tornato da Praga portandosi, come souvenir dell'estinto socialismo: "Trenta confezioni di wafer Tatranky...pacchetti tipo Loaker ma molto più buoni".
Solo dopo qualche giorno ha notato un marchio un pò nascosto: Danone. "Danone: ci hanno davvero preso tutto" mi ha detto, e c'è bisogno di qualcuno che ce lo restituisca.
Carlo Spagnoli - Studente, Reggio Emilia