L’incontro con Valentina Garavaglia e la fotografa che l’accompagnava (scusami tanto, ho dimenticato il tuo nome!) è legato ad un bellissimo pomeriggio di qualche tempo fa dove per ore al NOY di Via Soresina a Milano ci siamo intrattenuti a parlare con la bella ed intelligente giornalista sulla morte del Cool!
Si, proprio così! Alla domanda di che cosa ne pensassimo del Cool Hunting, non potevamo rispondere che in realtà il concetto di cool è, a nostro avviso, ormai superato, morto e seppellito.
Valentina ha capito bene tutto quello che ci siamo detti. E sicuramente anche i suoi direttori. Peccato però che tutte le argomentazioni che le abbiamo fornito vanno nella direzione contraria alla dimensione patinata degli sponsor che danno senso alla pubblicazione della Condenast.
A parte una menzione a quell’angelo di Alessandra Grippo, proprietaria materiale della barca, che da anni sopporta me ed il canto delle mie notti (russo come Pavarotti chiuso insieme a Geppetto nell’antro della Balena), è doveroso esprimere e determinare alcuni passaggi chiave della nostra contemporaneità che vede le persone (basta parlare di consumatori) sempre più alla ricerca di “autenticita’” e di “attualita’ culturale” .
I rapidi cambiamenti socioeconomici degli ultimi anni, ci fanno assistere a mutamenti valoriali a volte addirittura antitetici. I ragazzi che seguono i nostri corsi, sanno bene che stiamo assistendo al passaggio:
• da consumo dell’oggetto a consumo del segno
• da monocentrismo occupazionale a policentrismo esistenziale (identità frammentate)
• da “status symbol” a “style symbol” (a “mind symbol”)
• da logiche imitativo/ostentative al contagio sociale
• dall’individualismo all’individualita’ (autorealizzazione, creatività, espressione di sé )
In sintesi, quello che avremmo avuto il piacere di leggere su un giornale rivolto ai giovani è che non si cerca più ciò che indossa l’ultima pop star ma quello che “risuona” (che è in sintonia) con sé stessi, con il proprio stile personale.
Per definizione è cool (oggi questa parola non è più cool!) ciò che non è di massa ma purtroppo (o per fortuna) nell’attuale società digitale postmoderna ogni microtrend può diventare “mainstream” in una stagione: negli ultimi tempi abbiamo vissuto in uno stato di continua frustrazione in un mondo in cui le mode passano troppo velocemente.
In più il villaggio globale ha reso accessibile a tutti essere cool, con la conseguenza che oggi essere alla moda è diventato sinonimo di conformismo.
Il concetto di nomadismo che volevamo comunicare era di tipo esistenziale (senza nulla togliere al NOY ed alle barche a vela): è di moda muoversi con disinvoltura attraverso le molteplici identità sociali (etniche, di classe, di genere). E’ Cool solo un nomade non catalogabile!
Quello che realmente può essere di moda sicuramente non sono “i pantaloni a sigaretta, le magliette a riga, gilet, gonne corte con bordi irregolari”(che probabilmente potrete rivedere in qualche inserzione pubblicitaria sulla testata) ma il ritorno all’Essere, alla semplicità, all’autenticità, ad uno stile personale oppure all’evergreen, al giusto prezzo!
In definitiva, il consiglio che avremmo avuto il piacere di dare ai giovani lettori era quello di scambiarsi i vestiti tra parenti, di ricercare nei mercatini o tra i negozi a basso prezzo, di spendere quando ne hanno voglia/possibilità ma ricercando la qualità... in definitiva di essere se stessi e di lavorare su un proprio stile personale (che è l'unica cosa che può oggi e per sempre andare ancora di moda) lasciando che trendsetter, mode precostituite e testimonial vip di turno se ne andassero a fare in COOL!