BOLOGNA - A un anno dalla laurea in Scienze della comunicazione 72 ex studenti su cento hanno un lavoro e la percentuale sale al 91% dopo tre anni e al 95% dopo cinque. Di fatto una situazione di piena occupazione, anche se la transizione verso la stabilita' arriva a medio termine: nel primo anno il 67% ha un lavoro atipico e solo dopo cinque anni il lavoro stabile arriva al 72% pareggiando la media nazionale.
Anche il guadagno netto in partenza e' il linea con la situazione complessiva del Paese: 922 euro al mese, ma dopo un quinquennio il laureato arriva a 1.331 euro, decisamente di piu' rispetto al complesso dei laureati.
I dati sulla condizione occupazionale prendono in esame i laureati pre-riforma di 24 universita' e fanno parte della ricerca di AlmaLaurea, il consorzio interuniversitario cui aderiscono 43 atenei italiani. Li ha presentati Andrea Cammelli, professore di Statistica sociale a Bologna e direttore di Almalaurea, al terzo Incontro degli studenti e dei docenti di Scienze della comunicazione che si e' tenuto nell' ambito del Com.Pa il salone della comunicazione pubblica. Gli studenti di questa facolta', ha spiegato Cammelli, si laureano in tempi brevi e con ottimi voti, usciti dall' universita' si inseriscono facilmente nel mercato del lavoro anche perche' hanno buona padronanza degli strumenti informatici e conoscono bene l' inglese.
Un aspetto che ha sottolineato anche Pierluigi Magnaschi, direttore dell' Ansa: ''Un ragazzo che abbia 20 anni e che non sappia perfettamente l' inglese assomiglia ad uno zoppo che abbia il sogno di vincere i cento metri alle Olimpiadi. Se spera di lavorare nel giornalismo deve rendersi conto che sara' destinato ad essere un giornalista di serie B''.
Magnaschi ha spiegato l' internazionalizzazione dell' informazione portando anche l' esempio della neonata Ansamed, l' agenzia che parla del Mediterraneo ai mediterranei, cui hanno gia' aderito le principali agenzie della regione e nella quale per chi ci lavora e' indispensabile la perfetta padronanza della lingua piu' importante, ma molto importante e' la conoscenza delle altre, a partire dall' arabo.
Sul fronte del lavoro, se Carlo Lefebvre, coordinatore tecnico-scientifico del Formez, ha spiegato che potra' ancora crescere quella percentuale (ora l' 11%) dei laureati in comunicazione che e' impiegato nella Pubblica amministrazione, Carlo Morcellini, preside a La Sapienza e presidente della Conferenza nazionale delle facolta' di Scienze della comunicazione, nella nota introduttiva ha avuto parole di critica sul mercato del lavoro ''le cui risposte alle provocazioni della modernita', e in particolare alla qualita' media dei laureati in comunicazione, hanno caratteristiche di evoluzione modesta o, in qualche caso, di stallo''.
Morcellini ha chiamato in causa ''l'arretratezza nel processo di maturazione del sistema politico, economico, comunicativo e persino di quello universitario, rispetto alla domanda di formazione che proviene dalle culture giovanili''. A tutto questo, ha aggiunto, si somma una crisi profonda ''la progressiva precarizzazione del lavoro, che sembra proporsi come metafora regressiva della nostra societa'''.
© Copyright ANSA Tutti i diritti riservati 04/11/2005 17:30